Un calendario di lavori “senza rete” minaccia di mandare in tilt il Sistema Italia nel pieno della stagione export. Davide Falteri, presidente di Federlogistica, segnala 1 200 cantieri quotidiani sulla rete RFI e, soprattutto, lo stop di tre settimane che in agosto chiuderà il collegamento ferroviario con il porto di Genova.

Fra upgrade PNRR e manutenzioni urgenti, la capacità dei varchi Genova-Arquata Scrivia e Terzo Valico potrebbe crollare dell’80 %. Conseguenza: fino a 10 000 TEU al giorno dirottati su gomma, 5 000 tonnellate di CO₂ aggiuntive e autostrade già congestionate destinate al collasso.

«Nessuno contesta i lavori, ma servono regole condivise», insiste Falteri. La federazione chiede tre mosse:

  1. calendario dei cantieri diffuso con sei mesi di anticipo;

  2. corridoi alternativi o piani di traffico misti ferro-gomma con ANAS e Regioni;

  3. una cabina di regia pubblico-privata per monitorare flussi e KPI in tempo reale.

L’impatto doganale non è marginale. Senza programmazione rischiano di allungarsi i tempi di sdoganamento, saltano le finestre “just-in-time”, esplode la domanda di magazzini tampone. Operatori, spedizionieri e autotrasportatori preparano turni h24 e clearing anticipato per evitare l’effetto imbuto.

Intanto RFI rivendica investimenti record – oltre 10 mld € nel 2024 – ma ammette che va costruita una regia condivisa. Senza dialogo, l’Italia potrebbe restare senza piano B mentre il Green Deal impone di spostare il 30 % delle merci dalla gomma alla rotaia entro il 2030.

La partita si gioca ora: se infrastrutture e logistica non parlano la stessa lingua, il conto arriverà a porti, imprese e consumatori. E questa è una dogana che il made in Italy non può permettersi di pagare.