Due tavoli di alto livello convocati dalla Commissione europea hanno lanciato i lavori per una nuova «Strategia UE sui porti» e una «Strategia industriale marittima». A guidare la discussione il commissario ai Trasporti sostenibili Apostolos Tzitzikostas e il vicepresidente alla Prosperità Stéphane Séjourné, affiancati da oltre trenta organizzazioni del settore, dalle autorità portuali (ESPO) agli armatori (ECSA) e ai sindacati (ETF).

«I porti devono guidare la transizione energetica e digitale, sostenere difesa e commercio e restare competitivi», ha dichiarato Tzitzikostas aprendo i lavori. La bozza di strategia al vaglio punta su tre pilastri:

  1. Sicurezza degli approdi europei;

  2. Decarbonizzazione attraverso cold ironing e carburanti alternativi;

  3. Digitalizzazione dell’intera catena logistico-portuale con una piattaforma dati unica da rendere operativa entro il 2030.

Sul fronte industriale Bruxelles intende rilanciare cantieristica e componentistica navale, oggi sotto pressione asiatica e dai costi della transizione verde. In agenda figurano fondi per la ricerca su propulsioni a metanolo e ammoniaca, incentivi al retrofit delle flotte e “corsie preferenziali” negli strumenti finanziari InvestEU. «Priorità: competitività a zero emissioni», ha sottolineato Séjourné.

Il percorso sarà partecipato: imprese, autorità e associazioni potranno inviare contributi fino al 28 luglio tramite la consultazione pubblica aperta ieri. A settembre la Commissione sintetizzerà le proposte in un documento di lavoro, con l’obiettivo di presentare il pacchetto legislativo al Parlamento entro il 2026.

Le prime reazioni sono prudenti. ESPO invoca «fondi dedicati e procedure snelle» per l’elettrificazione delle banchine; FEPORT sollecita chiarezza sugli investimenti in idrogeno; l’ETF avverte che la digitalizzazione «non deve tradursi in tagli occupazionali senza adeguata formazione». Gli armatori ECSA chiedono un quadro fiscale stabile sugli e-fuel.

Cifre e norme definitive arriveranno solo nei prossimi mesi, ma la rotta politica è tracciata: senza porti resilienti e cantieri innovativi, avverte Bruxelles, la transizione verde europea rischia di rimanere ancorata in banchina. Il conto alla rovescia è partito.