La “Legge quadro in materia di interporti”, cui primo firmatario è Mauro Rotelli, deputato di Fratelli d’Italia, è esame della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera. I punti principali della proposta prevedono:

  1. Regime dei soggetti gestori degli interporti: L’articolo 5 stabilisce che i soggetti gestori agiranno in regime di diritto privato.
  2. Diritto di superficie: Gli enti pubblici concedenti le aree su cui sorgono gli interporti devono costituire un diritto di superficie a favore dei soggetti gestori già convenzionati con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Questo è al fine di garantire la certezza degli strumenti economico-finanziari utilizzati per la realizzazione degli interporti.
  3. Riscatto delle aree: I soggetti gestori degli interporti interessati possono riscattare le aree dagli enti concedenti trasformando, su richiesta, il diritto di superficie in diritto di piena proprietà sui beni immobili.

La proposta di riforma mira a modernizzare un settore cruciale per l’economia italiana, il punto relativo alla privatizzazione dei gestori e delle aree degli interporti, sta suscitando ampio dibattito tra maggioranza e opposizione che presentano visioni contrastanti in merito.

La posizione della maggioranza, guidata da Fratelli d’Italia, è decisa nel sostenere la necessità di questa riforma per rendere gli interporti italiani più efficienti e competitivi a livello globale. Maria Grazia Frijia, deputata di FdI e membro della Commissione Trasporti, sottolinea come questa legge rappresenti un passo avanti rispetto a una normativa ormai datata di oltre tre decenni, offrendo un quadro giuridico aggiornato che favorisce l’iniziativa economica privata.

Frijia elenca i vantaggi che la riforma potrebbe portare, tra cui un miglioramento dei servizi offerti, uno sfruttamento più efficace delle risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e un rafforzamento dei collegamenti con le reti TEN-T (Trans-European Transport Network) e le Zes (Zone Economiche Speciali).

Dall’altro lato, il Partito Democratico critica aspramente la riforma, definendola una “svendita del patrimonio pubblico”. Valentina Ghio, vicecapogruppo del PD alla Camera, evidenzia come l’articolo 5 conduca a una privatizzazione degli interporti senza l’indizione di una gara pubblica.

Ghio denuncia, inoltre, la mancanza di una visione a lungo termine della riforma, sottolineando la scarsa attenzione all’intermodalità, alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo equo del territorio.

Il PD ha presentato una serie di emendamenti per garantire meccanismi basati sul codice dei contratti pubblici, salvaguardare il ruolo pubblico negli interporti e promuovere uno sviluppo sostenibile del settore.